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Olio di palma, via dai biscotti ma riappare nei motori

Olio di palma, via dai biscotti ma riappare nei motori
La revisione di una direttiva Ue potrebbe fermare il paradosso, ma sui risultati rimane l’incertezza. Un ruolo cruciale lo giocheranno Spagna e Italia, che fino a poco tempo fa erano i maggiori Paesi oppositori a uno stop e dopo le novità politiche degli ultimi giorni non hanno ancora preso posizione
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È uscito dal carrello della spesa, ma ce lo ritroviamo nei nostri motori. Mentre diminuisce l'olio di palma utilizzato dall'industria alimentare, continua a crescere quello per i carburanti, con il risultato che l'Europa, per soddisfare la sua domanda, oggi ha bisogno di 1,2 milioni di ettari di piantagioni. Con la revisione della direttiva europea sulle energie rinnovabili qualcosa potrebbe cambiare, ma sulla decisione finale, attesa per il 13 giugno, pende più di un'incertezza. Non solo perché Parlamento e Commissione europea sono, come spesso succede, su posizioni opposte, ma anche perché i due stati più restii a un taglio netto a questo biocarburante sono Spagna e Italia, che nel giro di una settimana hanno visto cambiare il proprio quadro politico.

 

Sempre più olio di palma nei motori

Secondo i dati aggiornati dell'ultimo report Oilworld, appena resi noti dal network europeo di associazioni ambientaliste Transport&Environment (T&E), oggi il 61% dell'olio di palma importato in Europa viene usato per scopi energetici: il 51% alimenta i motori delle nostre auto, mentre il 10% viene bruciato per produrre luce e calore. Mentre l'industria alimentare, che nell'immaginario collettivo è la grande consumatrice di olio di palma, assorbe insieme a produttori di mangimi per animali e cosmesi solo il restante 39%. Nel 2017, l'Europa ne ha consumato in totale il 7% in più rispetto al 2016: una crescita dovuta però soprattutto alla domanda crescente da parte delle raffinerie che lo usano per la produzione di carburanti. La direttiva comunitaria sulle energie rinnovabili, infatti, obbliga gli stati a miscelare gli oli vegetali nel diesel. Così, se l'uso dell'industria cosmetica e alimentare è passato tra il 2008 e il 2017 da quasi 4 milioni di tonnellate annue a 3, quello per i carburanti nello stesso periodo è passato da meno di 1 milione di tonnellate a oltre 4.

 

Dal carrello ai motori

In questo quadro, l'Italia è ai primi posti insieme a Spagna e Olanda per domanda di olio di palma, non scomparso dal mercato, ma spostatosi su canali. Secondo Coldiretti, ”le importazioni di olio di palma per uso alimentare sono diminuite in Italia del 20% nei primi sette mesi del 2017, con sei italiani su dieci che evitano di acquistare prodotti alimentari che contengono olio di palma«. Molti di questi consumatori non sanno però che al distributore di benzina non possono fare la stessa scelta consapevole messa in atto al supermercato e che il nostro Paese, solerte nel ridurre il contenuto di olio di palma negli alimenti, è il secondo maggior produttore in Europa di biocarburante con 860mila tonnellate di olio raffinato nel 2017.

 

Il prezzo ambientale da pagare

Nonostante il prefisso ”bio« che accompagna il carburante prodotto da olio di palma, il suo impatto ambientale è significativo. L'espansione delle piantagioni di palme da olio in Indonesia e Malesia, che da sole producono l'85% dell'olio totale, ”sta causando deforestazione e la distruzione delle torbiere, che libera emissioni di gas serra e minaccia gli habitat di specie a rischio come gli orangotango e gli elefanti pigmei«, denuncia T&E. Non solo: lo studio Globiom della Commissione europea ha evidenziato come il biodiesel da olio di palma abbia un impatto tre volte peggiore per il clima rispetto al diesel di origine fossile: trattandosi di un carburante a base vegetale, viene considerato a zero Co2, ma senza conteggiare le sue emissioni indirette. Le misure messe in atto per ridurre i gas climalteranti liberati in atmosfera, insomma, stanno in realtà peggiorando la situazione. ”Se si pensava che i biocarburanti avrebbero ridotto le emissioni, migliorato la sicurezza energetica è supportato gli agricoltori, sono un triplo fallimento. Siamo sempre più dipendenti dalle importazioni di biocarburanti sempre più sporchi«, dice da T&E la responsabile Combustibili puliti Laura Buffet.

 

Futuro incerto

Un quadro che potrebbe presto cambiare. Le istituzioni europee stanno infatti trattando per rivedere la direttiva sulle energie rinnovabili, quella che dal 2009 ha promosso l'uso dei biocarburanti, tra cui quelli da olio di palma al centro della discussione. A gennaio 2018 il Parlamento di Strasburgo, di solito più sensibile alle questioni ambientali, ha votato a favore della messa al bando dell'olio di palma nei carburanti al 2021, scatenando le proteste dei Paesi produttori, Malesia in testa. E mentre l'esecutivo Ue mantiene una posizione più conservatrice, favorevole a consentirne l'utilizzo con un tetto massimo, le maggiori incertezze rimangono sugli stati membri. I maggiori oppositori dello stop chiesto dagli eurodeputati erano Francia, Spagna e Italia, ma mentre Parigi ha di recente accennato a un deciso voltafaccia, il cambio di governo a Madrid e la formazione del nuovo esecutivo italiano hanno improvvisamente rimescolato le carte.

 

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