Alcuni ritengono che siano solo credenze popolari, altri ogni tanto rispolverano qualche ricetta, altri ancora sono pronti a giurare che possano guarire i piccoli acciacchi di stagione. Sono le tisane, gli unguenti e gli oli prodotti con le erbe e i fiori raccolti nei boschi biellesi. Ricette che non vogliano sostituirsi a cure e medicine, ma semplici rimedi tramandati da generazione in generazione: nel Biellese, terra di montagna e di contadini, hanno un valore aggiunto. «Memoria» storica delle cure di una volta è Ezio Ramella Valet, meglio conosciuto come l'erborista di Oropa. «Eravamo gente di montagna e i soldi a disposizione erano pochi – racconta Ramella -. Ero bambino e ricordo che mia nonna con le erbe curava un po' tutto: a volte erano solo credenze, altre rimedi davvero efficaci». Una delle erbe più utilizzate era l'arnica montana. «Alcuni la chiamavano il “tabacco dei montanari” perchè i fiori venivano fatti essiccare ed utilizzati come tabacco da fiuto – racconta l'erborista -. Con l'arnica però veniva prodotto un olio contro le contusioni incredibilmente valido». I fiori venivano inseriti in un fiasco da vino senza la paglia esterna che veniva lasciato al sole capovolto e chiuso con un tappo di sughero bucato da cui, lentamente, colavano alcune gocce in una scodella. «Ogni notte il fiasco veniva ritirato per rimetterlo al sole il giorno seguente. Era un processo molto lento, ma il risultato era un olio efficace in caso di colpi ed ustioni». Un processo simile avveniva anche con i fiori di iperico. Meglio nota come l'erba di San Giovanni (la tradizione vuole che si raccolga solo il 24 di giugno), questi fiori venivano lasciati macerare nell'olio di noce. Ancora oggi sono molto utilizzati in caso di eritema solare o scottature domestiche.

L’ASPIRINA DEI POVERI

Un altro rimedio era la cosiddetta aspirina dei poveri. «Erano i primi del 900 quando i nostri vecchi, in caso di febbre, facevano cuocere nel latte le violette con la genzianella e l'achillea muschiata – racconta l'erborista -. Dopo aver lasciato i fiori in infusione, il latte veniva filtrato e sorseggiato ancora caldo». Anche le nuove generazioni stanno riscoprendo i vecchi rimedi. A confermarlo è Davide Segantin titolare dell'azienda agricola Casa degli Elfi di Netro. «La nostra clientela è composta soprattutto da giovani alla ricerca di rimedi naturali – spiega Segantin -. In questo periodo è molto richiesta la tisana di fiori di caprifoglio. In fioritura a fine aprile, il caprifoglio serve a combattere le infezioni delle vie respiratorie». Ma alla Casa degli Elfi vanno a ruba anche i fiori di sambuco con i quali, una volta essiccati, si può fare una bibita rinfrescante che favorisce diuresi e sudorazione. In questa stagione poi a chiunque sarà capitato di trovare nei prati mazzi di primule. «La tisana a base di primula è eccezionale – spiega ancora -. E' sufficiente lasciare i fiori di primula in infusione con foglie di menta e scorze di arancia fresca. Questo fiore ha proprietà analgesiche, antinfiammatorie, astringenti e calmanti».

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