Scienze

Un hotel di lusso nello spazio, il progetto del Mit premiato dalla Nasa

Il riconoscimento agli studenti del Massachusetts Institute of Technology per l'idea di creare Marina, un porticciolo spaziale per far attraccare moduli privati, che ospita stanze con vista mozzafiato sul nostro pianeta. Il turismo spaziale nell'orbita bassa è un business la cui strada è battuta già da diverse compagnie e la collaborazione con aziende non pubbliche già una realtà
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DORMIRE nello spazio è ancora roba da pionieri. Cuccette e servizi non hanno di certo standard a cinque stelle, senza tener conto che orbitare lassù è prima di tutto un lavoro da scienziati e piloti militari, addestrati ad affrontare qualsiasi rischio e 'ingaggiati' a tempo pieno per compiere esperimenti in microgravità. Progettare un futuro per turisti spaziali però è da tempo un business in crescita e immaginare un hotel di lusso a 400 chilometri di altezza è ormai molto più che un sogno ad occhi aperti.

I giovani laureati del Massachusetts Institute of Technology ci hanno provato e il loro hotel spaziale ha ricevuto il premio Nasa per il miglior progetto nel concorso che sfida le università a trovare nuove idee nel campo dei sistemi aerospaziali: il Revolutionary aerospace systems concepts-academic linkage design competition forum.

Vista mozzafiato sulla Terra. La residenza tra le stelle si chiama Marina, acronimo per Managed, reconfigurable, in-space nodal assembly, una stazione spaziale riconfigurabile che può ospitare anche veicoli interplanetari per raggiungere Marte. Un concept che va oltre l'attuale idea di Stazione spaziale internazionale, la cui vita si esaurirà probabilmente nel 2024.

Il progetto prevede diverse opportunità, ma il 'core business' sarà il quartiere residenziale: otto stanze con bar, ristorante, palestra. Un'offerta tutto sommato standard per un hotel a tre o quattro stelle, sulla Terra. A rendere speciale il tutto sarà, oltre al viaggio nello spazio, la vista più esclusiva, finora privilegio di pochissime decine di persone: tutte le camere affacciano infatti sul nostro pianeta.

Gli studenti del Mit hanno anche immaginato di andare oltre. Secondo il progetto Marina potrebbe essere il punto di partenza per i viaggi verso il pianeta rosso. Come la Iss, Marina infatti è un piccolo porto al quale attraccare (in inglese il termine significa proprio questo), con diversi moduli, grazie alle 'interfacce' che possono ospitare varie navette. Ad esso potranno accedere le compagnie private per “offrire prodotti e servizi nello spazio, secondo le regole del libero mercato”.

Una Iss low cost. E a proposito di costi, non si accenna alle tariffe per il soggiorno a pensione completa (visto il contesto, alternative non sembrano essercene). Il Mit valuta però che una co-gestione della struttura da parte della Nasa per un periodo di dieci anni farebbe ridurre la spesa per una Stazione spaziale a un decimo, “con un risparmio di circa 3 miliardi all'anno, il 16 per cento del budget totale”. Non a caso la Nasa ha premiato un progetto che mira a coinvolgere le compagnie private nel business della ricerca e dei viaggi spaziali. Un cammino che la stessa Agenzia spaziale ha intrapreso ormai da anni, attraverso contratti miliardari con SpaceX, Orbital Atk, Blue Origin, Ula e altri.

Poco più di un anno fa, ad aprile 2016, il primo modulo abitativo privato gonfiabile è attraccato alla Iss. È stato proprio con il Beam, che la compagnia di Las Vegas Bigelow ha dato il via alla progettazione di ambienti abitabili fuori dall'atmosfera terrestre, e liberato la fantasia di poter immaginare, in un futuro non troppo lontano, di poter prenotare le ferie estive in orbita. Per chi se lo potrà permettere. Sperando che non finisca tutto come con il Galactic Suite, “prossima apertura nel 2012”, e per il quale il miliardario Dennis Tito (primo vero turista spaziale) aveva addirittura aperto le prenotazioni nel 2008 a un costo tutto sommato contenuto: tre milioni di dollari per quattro notti. Ma il fantomatico hotel non ha mai visto la luce... delle stelle.