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Start up, cibo a 'km 0' richiestissimo sul web

Start up, cibo a 'km 0' richiestissimo sul web

Aumentiamo paga a gestori gruppi acquisto

ROMA, 30 gennaio 2017, 20:09

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sostenere attivamente i gestori e capillarizzare la rete degli Alveari in Italia: con questo obiettivo 'L'Alveare che dice Sì!', la startup che ha proposto un nuovo modo per vendere e comprare i prodotti locali utilizzando il web, inaugura il 2017 dopo che lo scorso anno sono stati aperti oltre 100 Alveari in tutta Italia e sulla piattaforma si sono registrati più di 20.000 utenti. "I produttori italiani che hanno aderito al progetto hanno venduto oltre 500.000 euro di merce - informa una nota della start up - diffondendo allo stesso tempo una cultura del cibo genuino ed etico e promuovendo la filiera corta e a Km0".

"Proprio per dare maggior impulso al progetto, a partire dal 20 febbraio 2017 la percentuale di servizio, cioè il ricavo che il gestore ottiene dal volume d'affari dell'Alveare che segue, ora pari all'8,35%, salirà al 10%" - aggiunge la start up nel sottolineare che ad oggi il volume d'affari medio di un buon Alveare a regime è di oltre 1000 euro a settimana. Grazie all'aumento della commissione, un gestore potrà ottenere un guadagno di oltre 500 euro al mese. Il gestore di un Alveare - spiega la start up - è colui che si occupa di tenere il contatto con gli agricoltori e i produttori locali presenti nel raggio di 250 km che, tramite la piattaforma www.alvearechedicesi.it, possono mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carne e molto altro, tutto a filiera corta. Ha poi il compito di reperire un luogo fisico - pubblico o privato - per riunirsi in occasione delle distribuzioni di ciò che è stato ordinato online e di divulgare il progetto, coinvolgendo la comunità locale a formare un vero e proprio gruppo di acquisto 2.0. Infine si occupa di proporre sulla piattaforma online una selezione dei prodotti ai membri dell'Alveare e assicurarsi che possano ritirarli settimanalmente incontrando dal vivo i produttori. "L'idea della nostra startup non è soltanto quella di promuovere il buon cibo e le realtà sociali, culinarie ed imprenditoriali locali, ma anche quella di offrire un'opportunità all'interno della Gig Economy, la cosiddetta 'economia del lavoretto', conseguenza diretta di quella della condivisione, meglio nota come Sharing Economy", sottolinea Eugenio Sapora, fondatore de L'Alveare che dice Sì!. "L'Alveare permette infatti a giovani studenti, pensionati, casalinghe, disoccupati ma anche a qualsiasi appassionato di cibo di reinventarsi e di inserirsi nel mondo del lavoro con un'occupazione part-time, come quella di gestore".

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