Milano, 30 gennaio 2017 - 14:59

Che fine ha fatto l’aceto? Nei ristoranti danno solo il balsamico

Alla richiesta del condimento, anche nelle trattorie portano direttamente quello balsamico. Ma perché?

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Che sta succedendo nelle trattorie italiane? Quale misterioso demone si è impossessato dell’oliera? Vi sarà capitato negli ultimi tempi di chiedere il condimento per l’insalata. E che cosa succede sempre più di frequente? Che l’oste, senza neanche domandare, vi porta olio e aceto balsamico. A-ce-to-bal-sa-mi-co! In automatico. Come se voi foste un concorrente di Masterchef deciso a insaporire chissà quale inutile ricetta.

Ma voi invece volevate il vecchio, caro aceto di vino, rosso o bianco che sia, con la sua acidità tradizionale figlia dell’acetobacter, tutelata addirittura da una legge (la 82 del 2006) per condire come vi hanno insegnato i vostri genitori le tenere foglie verdi nella scodella. Niente. Loro, gli osti e i trattori (per fortuna non tutti) forse per sentirsi moderni, vi portano questo condimento dolciastro e melassoso, e voi lo rifiutate. «Scusi, avevo chiesto l’aceto, quello classico…». Vi guardano con pena e quasi commiserando la vostra classicità (antichità?), vanno a cercare in cucina una bottiglia stantia da supermercato, portandosi via l’elegantissima bottiglietta squadrata marrone, così moderna, così prestigiosa, così piena di marchi Dop e Igp modenesi e reggiani (il cui uso è regolamentato da un decreto del Presidente della Repubblica).

Peggio per voi. Ma se per un secondo mettete da parte prestigio e modernità, e pensate all’agrodolce per le sarde in saor o per la caponata, che cosa fate? Usate il condimento dolciastro made in Emilia o l’aceto-aceto? Se siete assennati non avrete dubbi. Ma se la vostra vita è schiava di nuovi conformismi e mode (dannose) magari sperimenterete pure la caponata con l’aceto balsamico (è accaduto). E in questo caso nessuno potrà salvarvi. Dietro a questo successo planetario (anche negli Usa il balsamico va forte) dev’esserci qualcosa di non ancora studiato. Qualcosa che somiglia vagamente al diffondersi negli anni Settanta della panna per cucinare e dei nani da giardino, e negli Ottanta della rucola. Anche in quei casi nessuno aveva fatto campagne pubblicitarie specifiche, nessuno aveva speso una lira (allora c’erano) per promuoverne l’uso. Ma il loro successo fu devastante. Con il balsamico, adesso, si rischia una nuova ondata di nani da cucina. Attenti, signori. L’aceto, bianco o rosso, è e dev’essere aceto, non un condimento dolciastro per fragole e grana, che tanto piace alla gente che piace. D’accordo?

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