Gazzetta di Reggio

Reggio

Lambrusco in ripresa. Su i prezzi delle uve dopo tre anni di crisi

di Claudio Corradi
Lambrusco in ripresa. Su i prezzi delle uve dopo tre anni di crisi

Il prodotto allo scaffale resta invariato ma i margini salgono grazie a una maggiore selezione in favore della qualità

03 gennaio 2017
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REGGIO EMILIA  Brindisi di fine anno a base di Lambrusco per i viticoltori reggiani che potrebbero finalmente trovare la tanto desiderata ripresa del prezzo delle loro uve che da tre anni a questa parte è costantemente diminuito in termini sempre più preoccupanti. I segnali di ottimismo stanno arrivando da una timida ripresa delle quotazioni del prodotto tipico del territorio Reggiano e Modenese che quest’anno ha fatto registrare un leggero calo quantitativo della disponibilità di vino.

Un aspetto questo, favorito anche dalle scelte di vinificazione messe in atto dalle cantine proprio in considerazione della crisi di mercato che ha stimolato una più scrupolosa selezione qualitativa del prodotto, che a questo punto pare non rendere così facili le speculazioni di mercato alle quali il Lambrusco troppo spesso è soggetto.

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D’altro canto stiamo parlando di una crisi che colpisce direttamente i viticoltori sul prezzo di remunerazione delle uve senza però avvantaggiare i consumatori, che sullo scaffale trovano il Lambrusco sempre allo stesso prezzo, e senza scalfire il mercato del vino più venduto nei supermercati e felicemente esportato nel mondo nonostante le recenti problematiche Russe e Brasiliane che pur avendo influito sul crollo dei prezzi non ne possono essere totalmente responsabili.

D’altro canto si consideri che anche se il costo delle uve raddoppiasse la sua incidenza sul valore di una bottiglia da 4 euro sarebbe del solo 6,5%. Essendo invece restati invariati i prezzi della bottiglia per il consumatore non si giustifica il crollo del 35% del valore delle uve che si è registrato dalla vendemmia 2012 ad oggi. L’unica certezza però è che non intervenendo un’inversione di tendenza del mercato del vino all’origine il rischio per chi produce uva diventa quello di lavorare per retribuzioni al di sotto dei costi di produzione e questo nonostante il Lambrusco sia un vino particolarmente apprezzato dai consumatori sia nazionali che internazionali.

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Quello che lascia però ben sperare per il mercato del vino prodotto dalla vendemmia 2016 è soprattutto l’analisi congiunta delle produzioni di Lambrusco delle provincie di Reggio e di Modena, due realtà praticamente gemelle se non fosse per quel 45 % di presenza di Ancellotta a vantaggio del territorio reggiano. L’analisi congiunta diventa d’obbligo non solo perché alcuni centri di pigiatura di un territorio fanno capo a cantine con sede legale nella provincia limitrofa ma anche perché stiamo parlando di una rosa di tredici cantine cooperative, con 26 stabilimenti su di un territorio praticamente speculare, che da sole detengono oltre il 90% del totale della produzione di Lambrusco. Secondo i dati ufficiali di Confcooperative di Reggio Emilia e Modena le uve pigiate nelle due provincie del Lambrusco, Parma e Mantova sono satelliti di rilievo simbolico, ammontano a 3 milioni di quintali il 56% dei quali di pertinenza reggiana. L’incremento produttivo complessivo del 4,78% rispetto alla produzione della vendemmia 2015 non deriva però da uve Lambrusco, che sono risultate del tutto identiche a quelle dell’annata precedente, bensì ad un aumento della produzione reggiana di Ancellotta che in certe aree ha avuto anche degli exploit del 20%.

Gli 1,6 milioni di quintali di uva pigiati dalle sole cantine di Reggio comprendono infatti un incremento produttivo complessivo dell’8,65% rispetto a quella della stagione 2015. Per la provincia di Reggio il dato aggiornato sulla superficie coltivata a vigneto, che non comprende ancora gli ettari in fase di messa a dimora in questi giorni che potrebbero rasentare i 200, è di 8.246 ettari coltivati da 3.276 aziende viticole per una superficie media aziendale di 2,52 ettari ad azienda. I 15 centri di pigiatura presenti sul nostro territorio fanno capo a 10 cantine sociali fra le quali tre da sole rappresentano circa il 70% della produzione di vino del nostro territorio.

Dalle sorti del Lambrusco dipende una parte consistente dei margini che sostengono anche gli investimenti nel sistema agricolo reggiano, impegnato nella difesa della filiera e nel recupero dei redditi.