Mercoledì 24 Aprile 2024

Lambrusco, il più venduto «Va difeso dalle imitazioni»

Il Consorzio di Modena: "Presto nuovi vitigni"

Lambrusco

Lambrusco

FRIZZANTE è bello, se è lambrusco è meglio. Non è uno slogan, ma sono i dati che lo confermano: secondo l’istituto di ricerca Iri che ha svolto uno studio sull’andamento di mercato nei supermercati e ipermercati durante il corso del 2015 e per conto di Veronafiere, risulta che il Lambrusco è stato il vino più venduto durante lo scorso anno, con quasi 13 milioni di litri venduti (per l’esattezza 12 milioni e 771 mila). Accompagnano il lambrusco anche il pignoletto, un altro vino che con le sue bollicine ha conquistato i consumatori. «Il lambrusco è sempre il primo vino nella hit parade delle vendite in termini quantità – afferma Pierluigi Sciolette, presidente del Consorzio del lambrusco di Modena – mentre il rosso frizzante è superato in valore solo dal Chianti». La consistenza del Lambrusco Dop, che comprende Sorbara, Grasparossa di Castelvetro, Salamino di Santa Croce, Modena e Reggiano, è di oltre 46 milioni di bottiglie (347.652 ettolitri), oltre a quasi 112 milioni di Lambrusco Emilia Igp, Indicazione geografica protetta, la cui certificazione è iniziata il primo agosto del 2012. «Tuttavia in Italia continua a manifestarsi, in generale, un rallentamento nei consumi pro capite – osserva ancora Sciolette – mentre segnali positivi vengono dall’estero, specialmente negli Stati Uniti e in Europa in generale. Registriamo invece un peggioramento in sud America dovuto alla svalutazione della moneta, come peraltro in Russia a causa dell’embargo, ma anche dal deprezzamento del rublo». IL PRESIDENTE del Consorzio prevede che nei prossimi anni ci sarà un incremento delle produzioni perché si sono resi disponibili diritti di reimpianto dei vigneti e i produttori stanno cogliendo queste opportunità. «Siamo usciti da alcuni anni in cui i viticoltori hanno avuto soddisfazioni economiche nel produrre uve lambrusco – spiega - un contesto che ha stimolato la messa a dimora di nuovi impianti, ma ora sono in atto riflessioni sul rapporto produzione – consumo. Con la perdita di alcuni mercati - precisa Sciolette - comincia a manifestarsi una perdita di reddito a causa di maggiori produzioni che non trovano una adeguata collocazione». Il vino emiliano resta comunque uno dei più copiati e il Consorzio svolge un monitoraggio costante per tentare di scoraggiare le imitazioni che inevitabilmente causano danni economici alle imprese vitivinicole dei territori d’origine. «Lavoriamo quotidianamente per stroncare i tentativi di contraffazione del nostro frizzante a livello globale – chiarisce - e ci troviamo di fronte a tentativi di falsificazione che avvengono nei Paesi fuori dall’Ue, anche se qualche ‘furbetto’ c’è anche in Europa. Riusciamo a limitare questi episodi – sottolinea - ma questi interventi hanno un costo che pesa sull’ attività del Consorzio. Stiamo inoltre lavorando per depositare la parola ‘lambrusco’, che è anche un marchio, nel mondo: siamo già avanti con le procedure burocratiche in molte nazioni, compresa la Cina, mentre in altri siamo in attesa del responso delle autorità locali. In altre situazioni sarà difficile agire, ma non lasciamo nulla di intentato, anche se questi iter hanno costi importanti».