Epatite A – ritirati altri frutti di bosco surgelati

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da Altroconsumo del 16 ottobre 2013

FRUTTI DI BOSCO SURGELATI

Continua la vicenda dei frutti di bosco surgelati prodotti in Italia, sotto accusa per la presenza del virus dell’epatite A.

I FRUTTI DI BOSCO SURGELATI RITIRATI

Da giugno 2013, a causa della sospetta contaminazione, sono stati ritirati a titolo precauzionale questi mix di frutti di bosco surgelati.

•Frutti di bosco congelati (1000 g), lotto 49/13 (scadenza 08/2014) – prodotto da Erica, San Martino di Lupari (PD)
•Bosco Reale (200 g.), lotto L 13036 scadenza 02/2015 – prodotto da Asiago Food, Veggiano (PD)
•Bosco Buono, lotti L 13015 (450 g, scadenza 12/2014), L 13079 (300 g, scadenza 02/2015), L 13136, L 13129, L 13004, L 13059 (450 g, scadenza 01/2015) – prodotto da Green Ice, Ponte Crenna (PV)
•Cocktail de fruits rouges, lotto 123101804A3 – prodotto da Picard I Surgelati Saronno (VA)
•I Frutti di Bosco, La Valle degli Orti, lotto: S1314408880 (300 g, scadenza 05/2015) – prodotto da Buitoni Nestlé

Cuocerli per almeno due minuti
Il Ministero della Salute ribadisce che – non essendo possibile escludere la presenza sul mercato di altri prodotti contaminati – è consigliato usare i frutti di bosco solo dopo cottura, facendoli bollire per almeno due minuti.

Le indagini e i controlli
La Procura di Torino, dopo l’allarme lanciato dalle autorità, aveva inoltre già aperto un’inchiesta per commercializzazione di prodotti alimentari pericolosi su 10 aziende nei cui campioni prelevati – e commercializzati proprio nel torinese – è stato rilevato il virus: si tratta di aziende di Padova, Pavia, Ferrara, Parma e Cuneo, società di cui non sono stati ancora resi noti i nomi. I frutti di bosco analizzati provengono da Serbia, Ucraina, Bulgaria, Polonia, Romania e Canada. Intanto, dopo aver lanciato l’allerta alle Regioni, il Ministero della Salute continua l’attività di rafforzamento dei controlli con un piano di campionamento e analisi sia sul territorio che in frontiera per i frutti di bosco provenienti da Paesi Terzi e destinati al confezionamento e alla distribuzione in Italia.

L’aumento degli infetti
Dall’inizio dell’anno è stato registrato un incremento dei casi di epatite A in Germania, Olanda e Polonia. In tutti i casi, il contagio è stato ricondotto a turisti che avevano soggiornato nelle province di Trento e Bolzano nel periodo immediatamente precedente alla comparsa della malattia. Da marzo a maggio, inoltre, il Ministero della Salute ha registrato in Italia un aumento del 70% dei casi di epatite A rispetto allo stesso periodo del 2012 (l’incremento è concentrato prevalentemente nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto). Sembra che questi siano tutti correlati con il consumo di frutti di bosco misti surgelati preparati nel nostro Paese.

Cos’è l’epatite A e quali sono gli alimenti a rischio
È una malattia infettiva, causata da un virus, che colpisce il fegato. Nel nostro Paese il contagio avviene principalmente attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati, anche se non si può escludere il contagio da persona a persona. Il consumo di frutti di mare crudi è considerato il principale responsabile di insorgenza di epatite A in Italia ma, soprattutto negli utimi anni, sono state individuate altre tipologie di alimenti responsabili. Oltre a molluschi, crostacei e pesce, infatti, sono considerati a rischio vegetali, pomodori secchi, frutti di bosco e fragole. L’acqua contaminata è, in genere, il veicolo attraverso il quale il virus raggiunge gli alimenti.

I sintomi e come evitare il contagio
I primi sintomi di un’infezione da epatite A sono stanchezza, inappetenza, febbre e nausea. Dopo qualche giorno compare l’ittero, un colorito giallognolo della pelle, delle mucose e delle sclere degli occhi, causato da una elevata concentrazione della bilirubina nel sangue e sintomo di una diminuita funzionalità del fegato. Nei bambini l’epatite A può anche non presentare alcun sintomo e il decorso della malattina è generalmente benigno. La cottura dell’alimento è l’unico sistema che garantisce l’eliminazione del virus. Un lavaggio accurato può diminuire la concentrazione virale sulla superficie di frutta e verdura, ma non la elimina completamente. La vaccinazione può essere utile per proteggere chi viaggia in Paesi a rischio o per i familiari di persone infette.

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